Gli operatori della ‘Smart City’ attraverso la triangolazione dei ripetitori, telecamere a riconoscimento facciale ed altri strumenti riferiscono degli spostamenti ai sistemi centralizzati di analisi dei dati e questi una volta processati vanno a finire nei diversi gangli dei centri di controllo: il sito ‘diritti.xyz’ segnala l’operatività di tracciamento “assoluto” dei cittadini e delle cittadine transitanti nella città di Venezia.
Una auto dichiarazione che il sito ‘diritti.xyz’ mette a disposizione potrebbe essere d’aiuto, per tutelare il diritto dell’utente della telefonia mobile nell’impedire la cessione dei propri dati ad altri. Il meccanismo messo in atto nelle ‘Smart City’ infatti introduce una sorta di ‘obbligatorietà funzionale’ alla cessione dei nostri dati di telefonia per tutta una serie di scopi di tracciamento a fine di gestione dei flussi urbani, gestione emergenze, controllo sociale (raggruppamenti, manifestazioni, aree interdette ecc.) e polizia predittiva.
Il meccanismo delle Smart Cities è molto invasivo, opera attraverso l’analisi incrociata di dati incamerati da ogni elemento ne possa veicolare (celle telefoniche, telecamere a riconoscimento facciale, carte di credito, biglietti teatrali, abbonamenti, carte di identità digitali, dati sanitari e ogni altro veicolo in grado di contenere informazioni) e la loro digestione ed elaborazione tramite AI, integrando queste informazioni con i dati raccolti tramite le app che abbiamo sui nostri smartphone, le quali sostanzialmente raccolgono informazioni (di ogni genere tramite tracciatori interni) che vanno poi a confluire nei vari sistemi di raccolta Google, poi da questi verso le diverse strutture militari statunitensi e successivamente una volta filtrati, ulteriormente reindirizzati verso gli innumerevoli sottosistemi nazionali e regionali, purché questi in regola con ‘le politiche’ d’oltreoceano.
Una buona parte di questa porzione di dati personali può essere da noi non ceduta a terzi ‘semplicemente’ evitando accuratamente l’uso di app presenti nel Google Play Store ma soprattutto non usando telefoni dotati di sistemi Google proprietari.
Sistemi operativi OpenSource indipendenti come LineageOS e repository alternativi come F-Droid da dove scaricare app dovrebbero essere la base da cui partire per poter efficacemente ridurre l’esposizione dei nostri dati a terzi. Per quanto riguarda Apple la situazione è ancora più opaca, dove ex sviluppatori “della mela” riferiscono di dati personali raccolti a man bassa la cui destinazione finale è nota a ben pochi…
Non possiamo inoltre escludere che molti dati vengano raccolti e venduti anche durante la nostra navigazione in rete non solo tramite i ‘cookies’, ma anche quando clicchiamo sui vari pulsanti ‘accetta…’, quando usiamo giochi informatici, accettiamo ricette mediche in modalità digitale, o altro di cui ancora ignoriamo, con beneplacito di tutte quelle istituzioni che sulla carta vorrebbero porsi a tutela della nostra privacy ma che nei fatti mostrano la loro più che totale inefficacia per non dire inerzia, per non dire collusione con un sistema che, in preda ad un’assoluta e nevrotica ossessione paranoide di controllo totale, ci vorrebbe ogni giorno sempre più automi irregimentati che esseri umani liberi di pensare e di agire.
NB
Sulla questione della videosorveglianza in particolare era già noto un ricorso fatto dall’associazione francese La Quadrature du Net, ed è stato implementato un sito che mostra i luoghi soggetti a videosorveglianza in Francia, potete consultarlo su Technopolice.